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L’alternativa a Zaia? Una nuova generazione accetta la sfida

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L’alternativa a Zaia? Una nuova generazione accetta la sfida
Come costruire un’alternativa al sistema Zaia in Veneto dopo il trionfo del presidente leghista alle ultime regionali? Questa la domanda a cui il 28 Giugno presso Venti di Festa, la festa di Padova 2020, lista civica cittadina, hanno dovuto rispondere sei giovani appartenenti a diverse liste civiche e partiti del, Veneto, per la prima volta riuniti assieme in un incontro pubblico organizzato da ACT Agire Costruire Trasformare - Veneto. Presenti Nicola Rampazzo portavoce di Padova 2020, Davide Quagliotto consigliere comunale di Montebelluna Nuova, Giacomo Nilandi consigliere comunale a Mogliano Veneto per Sinistra Ecologia Libertà, Mattia Donadel, consigliere comunale per Mira…

La serata, tra una birra e una grigliata, è stata l’occasione per un primo dibattito tra esperienze locali che cercano di costruire politiche alternative al blocco di potere leghista. Si tratta di realtà per molti versi diverse tra loro, da chi è all’interno di amministrazioni locali in coalizione con il  Partito Democratico, a chi fa opposizione alla Lega, a chi si trova a confrontarsi con un sindaco a 5 Stelle. Partiti, liste civiche storiche, liste nate in occasione di primarie e liste nate da movimenti territoriali, percorsi diversi, ma uniti dalla volontà di usare la rappresentanza come strumento per provare a cambiare il proprio territorio, per destabilizzare gli equilibri di potere locali, insomma una rappresentanza politica vista e vissuta come mezzo e non come fine.

Dalla discussione è emersa l’esigenza di andare oltre la rappresentanza locale, partendo dalla necessità di coinvolgere chi oggi non è impegnato, di stringere rapporti con movimenti e soggetti sociali, di realizzare conflitti e battaglie locali che permettano il riavvicinamento e il coinvolgimento attivo della cittadinanza. Diversi interventi hanno raccontato come troppo spesso dopo la campagna elettorale le liste civiche non trovino più la spinta necessaria a mantenere il legame con i cittadini che l’hanno promossa. Seguire la politica cittadina, dare una struttura alle pratiche di partecipazione e condivisione delle decisioni, sviluppare nuove idee e tenersi aggiornati sulle politiche nazionali e regionali che incidono sul proprio paese non è semplice. Per questo da un lato è stato riconosciuto come necessario far parte di percorsi più ampi della politica comunale, dall’altro di trovare modalità per mantenere e espandere la partecipazione attiva: dalle battaglie sociali, alle elezioni di diverso livello, all’elaborazione di proposte di carattere regionale che consentano di porre temi diversi rispetto all’egemonia culturale della destra. La necessità quindi di un lavoro radicato e ampio di informazione tra i cittadini è essenziale, in una regione in cui non esistono media in grado di dare un’informazione adeguata che non sia del tutto interna al sistema di potere che la governa. Tutti hanno ritenuto che questo tipo di attività si possa svolgere solo se si riesce a mettere in campo un radicamento reale ed esteso in Veneto, dove ormai, soprattutto nella provincia, non c’è più alcun luogo di aggregazione politica alternativo. Una sfida enorme, che necessità di forze fresche con una visione politica a lungo termine.

Al termine della serata la domanda «Che fare?» ha forse trovato alcune risposte: sicuramente non si può iniziare dal contenitore, dall’ennesimo percorso unitario opposto ad altri percorsi sempre unitari; i fallimenti degli anni scorsi sono lì a dimostrarlo in maniera drammaticamente evidente. Non si può nemmeno pensare che solo l’organizzazione, pur fondamentale, dei soggetti sociali possa dare la giusta risposta alle necessità che con forza si impongono ora, a maggior ragione nella crisi europea. Non può esserci una prima fase di organizzazione della società e una seconda di attivismo politico, abbiamo bisogno di entrambe e ne abbiamo bisogno subito. Sicuramente infine non possiamo aspettare leader salvifici o risposte da Roma. Dobbiamo quindi iniziare da noi, dalla discussione, dalle pratiche che già mettiamo in atto. Dobbiamo costruire una rete aperta che condivida obiettivi, analisi, ma soprattutto buone pratiche, un metodo condiviso e tanto lavoro.

Buone Pratiche come il sostegno a progetti proposti dai cittadini con piattaforme online di finanziamento e supporto; come la costruzione di rapporti virtuosi coi movimenti, soprattutto ecologisti, presenti nel territorio; come la creazione di sportelli per il mutuo aiuto dei cittadini colpiti dalla crisi (dagli acquisti solidali, al supporto legale, etc.); come la realizzazione di siti o pubblicazioni per fare informazione alternativa.

Un metodo orizzontale, aperto al coinvolgimento di nuove persone, senza rendite di posizione per nessuno. Un luogo dove chiunque deve poter incidere, perché evidentemente maestri non ve ne sono. Una rete che però sappia evitare i rischi dell’assemblearismo e che cioè sia propensa al mettere in pratica, al prendersi la responsabilità attiva su ciò che si propone e si vuole fare, evitando le discussioni sterili. Un luogo al contempo sovrano, nel quale qualsiasi tipo di mandato può essere discusso e messo in discussione, ma che in nessun modo esaurisca la sua missione nella discussione interna.

Una rete infine che metta al centro poche, ma cruciali questioni: la questione ambientale con un necessario stop al consumo del suolo e una riconversione ecologica del sistema produttivo, la lotta alla corruzione e alla mafia, il lavoro nelle sue nuove e vecchie forme con il contrasto a chiusure e delocalizzazioni e con un forte investimento sull’innovazione tecnologica e culturale che consenta alla generazione più formata della storia del Veneto di mettere finalmente e pienamente a frutto le sue competenze, la sanità per tutti e non asservita alla spartizione politica e alla speculazione edilizia, un investimento in cultura e scuola finalmente rilevante e moderno, la creazione di un vero sistema di trasporti pubblico, una mobilità nuova, più efficiente, più sana e pulita, centrata sulla riduzione dell’uso della macchina.

Per farlo iniziamo rimboccandoci le maniche, senza chiedere permessi e senza chiuderci agli altri, senza volontà di protagonismo, ma senza limitarsi nel ruolo che è necessario svolgere e occupare: la ricostruzione di un tessuto politico alternativo, di un Veneto dal Basso che va costruito con un lavoro quotidiano e costante. Noi ci siamo.


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